Accolgo
l’intelligente invito dell’assessore Ragghianti ad una discussione serena sul
futuro della cultura e del turismo a Lucca, che non può che discendere dal modello
di sviluppo della città. A Lucca negli
ultimi trenta anni è collassato il manifatturiero (cucirino e tabacco) per le
spietate leggi dell’economia. Altri settori industriali certamente di
eccellenza, cartario, meccanico su tutti, danno forte sostegno all’economia ma
scarsa risposta all’occupazione. Il turismo è divenuto il principale veicolo di
lavoro e di ricchezza della città, sostenendo commercio e artigianato.
Per
una città d’arte come Lucca, importante ma “minore” per attrezzature e posti
letto, il Turismo deve vedere una attenta politica culturale, che esaltando le
peculiarità della città, sappia coniugare le giuste aspirazioni locali con le
esigenze di una efficace promozione turistica.
Dico
da sempre che gli eventi culturali sono tutti importanti e tutti da sostenere,
ve ne sono alcuni che per la loro dimensione europea e mondiale costituiscono
di per se una grande promozione internazionale: Comics e Summer. Vi sono brand
che ne avrebbero le potenzialità mai bene espresse: Puccini e Mura. Vi sono poi
decine e decine di valide iniziative culturali che hanno il pregio di
arricchire oltre che la nostra cultura, l’accoglienza ai turisti, per
interessarli e appassionarli e che rappresentano la più grande promozione
turistica, il Passaparola: “…sono stato a
Lucca, città magnifica con una miriade di pregevoli iniziative culturali….”
Per cui non vi può essere contrasto fra i grandi eventi internazionali e una
valida politica di sostengo e valorizzazione delle iniziative culturali locali.
Nel
mezzo rimangono due grandi questioni: Puccini e Mura, con molti eventi ma mai
di grande impatto. Su Puccini concordo con Ragghianti: basta visioni elitarie
ed aristocratiche, vi sono iniziative private di grande valore che non si
possono più ignorare. Ugualmente per le Mura vi sono professionalità culturali
che vanno tolte dal congelatore in nome della conoscenza e dell’intelligenza.
Su
queste cose la politica deve saper fare un passo indietro.
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